Ricordo perfettamente il momento in cui decisi che sarei diventata un’accanita fumatrice. Avevo più o meno 12 anni. Ero una bimbetta buffa, con il capello a caschetto e i denti (gli incisivi centrali per la precisione) in fuori da coniglio. Uno spettacolo! Il mio abbigliamento in quel periodo era tuta e scarpe da ginnastica: nonostante ciò avevo dei veri amici! Ero troppo magra per qualsiasi vestito, il seno era inesistente e per camuffarmi, per apparire più grande e grassa, cosa mettere se non delle belle tute larghe antisesso? Figuriamoci, anche perché allora, di sesso, avevo solo sentito parlare; non praticavo. Correvo per il piazzale della chiesa verso i miei amici più grandi che, riuniti tutti in cerchio, stavano guardando delle belle fotografie. «Fatele vedere anche a me», li avvertii e mi avvicinai tutta fiduciosa, allegra e trotterellante quando patatrac… Una ragazza – poco furba – decise di portare la sigaretta all’altezza della sua spalla con l’intento di scuotervi la cenere non pensando che lì, in quel momento, avrebbe incontrato la mia faccia, anzi il mio occhio per la precisione! Il sinistro venne preso in pieno da una Marlboro Lights incandescente. Come riuscì a centrarlo non lo scoprirò mai, soprattutto perché era girata di schiena. Che mira. E che tempismo. Fu un colpo secco. Una manovra da maestra. Complimenti. Caddi a terra urlante, insomma bruciava, finché i miei amici decisero di portarmi a casa. Mio padre quando mi vide quasi svenne ma poi si rianimò trovando uno scopo nella vita; l’avrebbe uccisa. Corremmo al pronto soccorso dove i medici, tra domande assurde del tipo «Ma insomma non l’hai vista?», a cui risposi «Certo che l’ho vista, infatti l’ho centrata perfettamente», decisero di pulirmi l’occhio alla “cazzo di cane” (per usare un termine propriamente clinico) lasciando dentro qualche residuo di cenere che riuscii a rimuovere solo la mattina dopo. Che simpatico prurito provai quella notte, non lo scorderò mai. Fu allora che decisi che le sigarette non mi avrebbero mai più fatto del male. Per quello cominciai a fumare.