La pubblicazione collettiva di Cremonapalloza

Sandman. Casa di bambola

S
Neil Gaiman The Sandman Casa di bambola II
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Published: 7/03/2000

Attenzione: gli spoiler sono molti, quasi un riassunto.

Secondo appuntamento con il Signore dei Sogni (per chi si fosse perso il primo, o come ripassino, c’è sempre la recensione a disposizione). In questo secondo tomo, Sandman. Casa di bambola, sono raccolti gli episodi dal numero 9 al numero 16 della serie regolare, dove, a parte due capitoli a sé stanti (ma fondamentali), si narrano le ultime peripezie del Signore dei Sogni nel recupero del suo regno dopo la prigionia subita nel mondo della veglia. Ovviamente basta saltare alle conclusioni se non si vuole conoscere la storia nei dettagli.
Ah, c’è un’ultima cosa da sapere e che può spiegare una certa confusione: il Signore dei Sogni colleziona nomi come si collezionano le storie d’amore: Morfeo, Dream, Sogno, il Plasmatore, il Modellatore di Forme, Kai’Ckul, L’Zoril eccetera.
«Certe storie vengono raccontate più e più volte. Alcune si dicono ai bambini, storie che parlano della tribù, di ciò che è bene mangiare e di ciò che non lo è. Altre le raccontano le donne, nella loro lingua segreta che non viene insegnata ai maschi più giovani e che quelli più vecchi non apprendono per troppa saggezza. Queste storie non si raccontano agli uomini.
Ci sono storie che gli uomini si raccontano l’un l’altro di notte, nella capanna degli uomini. Storie aspre e roche, come quella del ramarro, o del malabayo, l’ingannatore che vendette merda di scimmia al re leone spacciandola per l’anima della luna.
Storie da poco, storie importanti raccontate molte e molte volte. Solo una storia si narra una volta soltanto».
Storie. Gaiman è ossessionato dalle storie, dal mito, dalle favole, dalle storie tradizionali o meno. Non quelle per bambini però, ma quelle per adulti, senza il lieto fine. Il primo episodio tratta proprio di questo: un giovane della tribù zulu deve trascorrere una notte all’addiaccio nel deserto per diventare adulto, e ascoltare dalle labbra del proprio nonno (come vuole la tradizione) la storia della città di vetro, che sorgeva dove ora è deserto, e della sua principessa, la bellissima Nada. E l’anziano racconta di come un giorno uno straniero alto e vestito di nero giunse nella città di vetro e il cuore di lei ne fu rapito, senza che egli proferisse parola.
L’epilogo è amaro: Nada cerca il suo innamorato e scopre che è Kai’Ckul, ma ai mortali non è permesso legarsi agli Eterni e l’amore tra i due causa la distruzione della città di vetro. Nada, sconvolta dal dolore e per evitare altre distruzioni, si getta da un burrone e muore, ma Sogno, ostinato, la vuole al proprio fianco come regina dei sogni. Nada rifiuta, tre volte, e Sogno la condanna a un’eternità di dolore, all’Inferno.
Piuttosto suscettibile, no? Ma questa è la storia degli uomini e del loro orgoglio ferito, chissà com’è la versione che le donne si raccontano nella loro lingua segreta, che persino i più saggi preferiscono non apprendere…
Balziamo avanti nel tempo e siamo in Inghilterra, 1300 o giù di lì, in una taverna, dove tra una birraccia e pancetta fredda si discute di guerra, peste e di due papi gaglioffi che si accapigliano come cagne in calore, di come con la morte di Ball e Tyler sia morto lo spirito dei lavoratori e di come sia ora di tornare alla legge e all’ordine dei tempi d’oro perché la fine del mondo è vicina. La Morte ci attende tutti! Qualcuno però non è d’accordo: Hob Gadling, secondo il quale la morte è troppo stupida, un affare da imbecilli. Ci sono troppe cose da fare, troppe donne da incontrare, troppe cose da vedere: no, lui, Hob Gadling, non vuole morire e non morirà. Incuriosito dalla discussione, si avvicina un messere e gli chiede: «Se ho capito bene, tu non hai intenzione di morire?». «Sì, certo, è roba per stolti, non fa per me». «Bene, Hob Gadling, ci rivediamo qui alla taverna del Cavallino Bianco. Tra cent’anni». E si allontana tra le risa degli altri commensali che sbeffeggiano Hob.
Hob non morirà, così di cento in cento anni incontrerà il suo misterioso interlocutore alla taverna, raccontandogli gli alti e bassi di una vita a cui non vuole comunque rinunciare, anche nella malattia e miseria più nera (difatti non vuole morire, ma è sempre un uomo), attirando la curiosità di qualcuno, come Lady Joanna Constantine (un nome ricorrente nel paranormale) che nel Settecento cercherà di catturare i due esseri che si ritiene si incontrino ogni cento anni nella taverna: il diavolo e l’ebreo errante. Ovviamente la cosa non andrà in porto, e anzi Sogno farà un patto con la bella Joanna, riguardo a un recupero assai rischioso.
Molti ritengono Sandman un fumetto poco amante della vita (per esempio gli albetti italiani riportavano, soprattutto per aumentare le vendite, la bella dicitura «Fumetto dark»), ma questo non è esatto, anzi, senza voler anticipare troppo, a mio modesto parere, è il contrario. Hob Gadling ne è l’esempio lampante: l’uomo che non vuole morire, e non morirà a meno che non lo desideri, e non lo desidererà neppure quando morti tutti i suoi cari, senza cibo da mesi, affogato dall’inquisizione per stregoneria, avrà passato a odiare ogni secondo dei cento anni tra un incontro e l’altro. Ah, nell’incontro del 1600, tra una birra e l’altra, Sogno avrà l’occasione di ascoltare un pessimo attore e commediografo, tale Will Scexpir, con il quale discuterà della possibilità di donare sogni all’umanità.
Giungiamo (finalmente?) al ciclo che dà il nome alla raccolta: si tratta di un doppio intreccio tra la ricerca da parte del Signore dei Sogni di alcuni importanti e potenti entità che durante la sua assenza hanno abbandonato il reame dei sogni (Brute e Glob, Fiddler’s Green e il Corinzio) e le vicende di Rose Walker.
Rose è una ragazza americana nel pieno della propria adolescenza ribelle e grunge degli anni Novanta, la cui madre è divorziata, mentre il fratello è in affido a dei lontani zii, che sembra essere sotto le attenzioni dei fratelli/sorelle di Sogno Desiderio e Disperazione, nonché delle Parche (o Grazie o Furie o migliaia di altri nomi: sono le tre donne che iniziano, tessono e recidono il filo della vita di ogni uomo) per il fatto di essere un possibile Vortice di Sogni, un’entità che proprio come un vortice attira e risucchia tutti i sogni fino a distruggere il sogno stesso.
Rose e la madre vengono convocate a Londra, dove finiranno per scoprire che Unity Kinkaid, una delle persone addormentate durante la prigionia di Dream, è la vera nonna di Rose. Sconvolta dalle rivelazioni, Rose si convince a riunire tutta la famiglia e si mette a cercare il fratello Jed, ospite degli zii, stabilendosi, per prima cosa, in un appartamento dove verrà a conoscenza di Hal, il proprietario omosessuale, Ken e Barbie (ah ah ah), Zelda e Chantal, Hazel e Foxglove e di Gilbert. Intanto le cose al fratellino Jed non vanno molto bene: gli zii lo tengono rinchiuso a chiave nello scantinato come un animale, e si beccano il sussidio per mantenerlo, e nella sua testa si sono installati i due incubi Brute e Glob, i quali hanno creato una dimensione onirica dove il bambino si rifugia per sfuggire alle brutture della vita, utilizzando un morto, Hector Hall (ripreso, forse in omaggio, dalla versione di King Kirby di Sandman negli anni della Silver Age), e sua moglie incinta Hippolyta Hall (viva) come un fantoccio al posto del reale Sandman. Fortunatamente per Jed, il Signore dei Sogni rintraccia Brute e Glob, condannandoli all’oblio, mentre rispedisce Hector nel regno dei morti scatenando il rancore di Hippolyta per averle ucciso il marito (strano, perché era già morto…). Sogno dimostra un forte interesse nei confronti del figlio atteso da Hippolyta (incinta da due anni passati nella dimensione onirica), e questo sarà un punto fondamentale della saga. Per quanto concerne la giustizia: Sogno, catturando Brute e Glob, farà saltare la cantina della casa uccidendo i famigerati zii.
Jed fugge lontano e, sfigato com’è, chiede l’autostop, venendo raccolto da un tizio serio con gli occhiali da sole e diretto alla Convention dei Cereali. Solo che il nome è un gioco di parole: si tratta della Convention dei Seriali e sotto gli occhiali scuri si celano due bocche con le quali il Corinzio mangia gli occhi delle sue vittime. Bella Jed.
La Convention è abbastanza surreale: nessuno dei partecipanti sembra rendersi conto di non essere un collezionista di monete, ma di vite umane. Così assistiamo ai dibattiti, tipo: «Siamo quel che siamo», «Anche le donne serial killer» o «Non è un problema di sanità mentale», poi ci si racconta un paio di barzellette e si va a fare quattro salti nella sala da ballo. Detta così sembra non ci sia molta critica da parte del signor Gaiman nei confronti di questo fenomeno, anche per l’indulgenza con cui si presentano i motivi dell’uccidere: si direbbe tutto plausibile.
Mentre i collezionisti fanno baldoria, Rose, accompagnata da Gilbert alla ricerca di Jed, giunge nell’albergo all’insaputa dei suoi ospiti. Qui Gilbert riconosce il Corinzio e, prima di fuggire, lascia un biglietto a Rose: «Se sei in pericolo, pronuncia questo nome». E Rose si troverà in pericolo quando uno dei collezionisti tenterà di violentarla e ucciderla, per cui chiamerà: «MORFEO!», che prontamente arriva e salva Rose dal bruto, dopodiché si reca nella sala convegni dove assiste al delirante inno del Corinzio all’omicidio. Deluso dal proprio piccolo incubo, Sogno distrugge il Corinzio e condanna tutti i presenti a essere coscienti di cosa in realtà sono e di quanto poco questo significhi. Per tirarsi su, una buona notizia: Gilbert ritrova Jed nel baule dell’auto del Corinzio e lo consegna a Rose.
Andiamo verso la conclusione: Rose ritorna nel suo appartamento e capita che il suo sogno cominci a inglobare i sogni di tutti gli abitanti della casa: Chantal che sogna sempre la stessa storia ripetitiva e autoreferenziale, Zelda che continua a combattere le antiche battaglie da bambina, Ken con il suo mondo fatto di soldi, sesso e potere, Barbie con il suo sogno da principessa in un mondo incantato e Hal alla ricerca di amore e identità. Rose si rivela dunque essere ciò di cui si parlava all’inizio: un Vortice di Sogni. Ovviamente, per evitare la distruzione del sogno da parte del Vortice, Morfeo deve intervenire in maniera molto semplice: uccidere Rose, è questo infatti l’unico caso in cui gli è concesso di prendere una vita umana. Inizia un dialogo abbastanza surreale: per un buon quarto d’ora Sogno continua a scusarsi con Rose per quello che deve fare, fino al momento in cui interviene anche Gilbert, che si scopre essere il Paradiso dei Marinai (l’ultimo sogno a essere ancora in fuga dal reame di Morfeo), offrendo la sua vita al posto di Rose, ma non c’è nulla da fare perché è il Vortice che deve essere distrutto, non qualcun altro in sua vece, a meno che… Difatti compare una giovane donna che si rivela essere Unity, la nonna di Rose (è giovane perché siamo in un sogno), e che svela come in realtà fosse lei il Vortice, ma essendosi addormentata durante tutta la prigionia di Sogno, il compito era passato per via di sangue alla nipote. Detto ciò, il resto è semplice: Rose si toglie il cuore e lo passa a Unity, che proprio in quel momento muore di vecchiaia, così il vortice è distrutto senza l’intervento di Sogno.
In appendice, una discussione tra Sogno e Desiderio, in quanto Sogno ha capito chi era che aveva ingravidato Unity durante la sua letargia, e quindi chi era il nonno di Unity: appunto Desiderio. Lui/lei (ha entrambi gli aspetti) nutre da sempre una certa avversione nei confronti di Sogno, e in questo caso il suo scopo era di far uccidere a Morfeo una consanguinea (mortale, ma consanguinea), cosa che avrebbe avuto risvolti piuttosto gravi. La discussione si chiude con un sermone di Sogno sui doveri degli Eterni e sul loro ruolo nei confronti dei mortali: «Esistiamo perché in fondo al cuore credono nella nostra esistenza» (il primo vero tassello della cosmogonia gaimaniana), e con una minaccia a non intromettersi più nei suoi affari.
Un volume ricco, molto ricco, e lo sarebbe stato anche se non fossero incluse le storie di Nada e Hob per esigenze di volumizzazione. Queste sono proprio le più lineari: una storia d’amore (tormentata e tragica) e una storia (alla fine) di amicizia. Nella prima Sogno dimostra di essere umano più di quanto non creda egli stesso: entrambi si amano, ma lei per un motivo di incompatibilità sociale lo allontana, dunque lui la condanna all’inferno per l’eternità. Eh sì, l’inferno deve essere pieno di donne. L’altro spunto che viene offerto è l’importanza delle storie, come veicolo di immaginazione e di conoscenza superiore, ma d’altronde, come è noto, esistono centinaia di scritti a livello accademico sull’importanza di miti, favole e parabole. Solo che nessuno sembra avere l’efficacia che dimostrano i fumetti di Gaiman nel comprendere questa importanza.
La seconda storia ci permette di evidenziare come la morte non sia così ineluttabile e come, nel bene e nel male, ogni istante meriti di essere vissuto; si intuisce inoltre il tema del cambiamento (molto ricorrente in Sandman, anzi, il suo fulcro): mentre l’umanità sostanzialmente non cambia e continua a morire, Hob ogni trenta o quarant’anni deve traferirsi e inventarsi una nuova vita e, così facendo, non muore mai. Dunque, finché c’è cambiamento, c’è vita.
Il ciclo di Rose Walker rappresenta uno dei migliori scritti da Gaiman, dove tutti i tasselli finiscono per combaciare perfettamente, riuscendo a miscelare il recupero dei quattro sogni fuggiti, il Vortice, il ricongiungimento dell’intera famiglia di Rose come solo un grande chef riesce a fare. Notevoli i due appigli con il reale, ovvero i maltrattamenti subiti da Jed dai suoi affidatari, che lo costringevano in un mondo di sogni per sfuggire all’orrenda realtà, e sui serial killer: una panoramica disincantata su uno dei fenomeni che più affascinano gli americani, ma che Gaiman ci insegna quanto in realtà sia privo di significato, di come non ci sia intelligenza dietro tutto questo, ma solo malattia, insinuando tra le righe che siano il frutto di qualcuno che abbia detto all’umanità che il mondo è pieno di gente orribile, donandogli un altro motivo per cui avere paura. Qui le ipotesi si sprecano, ma se pensate agli Stati Uniti e avete visto Bowling For Columbine potreste trovare una soluzione plausibile, e tutto è stato scritto parecchio prima del film.

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Daniele Conca

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