Tus lavorava come barista presso il Circolo Arci di via Speciano. Mi piaceva quel posto, anche se non ci andavo quasi mai. Qualche concerto e nient’altro, ma si respirava una bella aria. Era il 1995 e il 4 luglio di quell’anno maturai come ragioniere. Mio padre prestava servizio al Festival Provinciale de L’Unità e una sera, mentre lo stavo accompagnando allo stand, si ferma davanti alla birreria e mi indica due ragazzi appoggiati al banco. Mi avvicino e saluto. Beppe, sangue Zaist, lo conosco da anni, è il Presidente di Arcipelago e mi presenta l’altro tipo, Gigi. Li incontro per propormi come barista al posto di Tus; dopo due chiacchiere iniziali, Beppe mi chiede se sono disponibile nel mese di agosto, per la prima Arci Festa. Ovviamente accetto. È qui che conosco Andrea, il mio futuro collega dietro il bancone. Occhi vivaci, sorriso ampio marcato da due palettone, andatura molleggiata e una risata contagiosa. Qualche anno di differenza ci separa. Io diciannovenne acerbo, lui già inserito e impegnato in diverse realtà del mondo Arci: fumetti, sport, bar e ovviamente la mission associativa. Andrea, Gigi, Cristian, Ciuffo e gli altri ragazzi che in quella fine 1995 inizio a frequentare diventano parte della mia crescita personale. Nel febbraio del 1996 si svolge l’Arci Cover Festival. Il 1995 era stato l’anno di Christmas With The Yours come canzone natalizia di Radio Deejay. E decido di partecipare: Paolo Baldricchi e i Tipici Tipi Apatici (Andrea, Dario, Grazia, Ivan, Mally, Sero, Tus). Arriviamo terzi ma la performance è da urlo; nel 1997 facciamo Il Funkytarro (quarti e premio della critica), nel 1998 trionfiamo con Il Trenino dei Gem Boy.
Da poco, un pezzo della grande compagnia con la quale uscivo si stacca e spostiamo la nostra base di ritrovo all’Arci. Qui il gruppo si allarga e con alcuni si inizia a uscire più spesso.
La mia carriera calcistica, mai decollata, sta volgendo al termine quando Ivan mi chiede di andare a giocare nella squadra amatori SoTeL, federazione uisp. Qui giocano già molti di quelli con cui sto uscendo: Andrea, Tus, Ivan, Dario, Grego. Gli altri sono a completare uno squadrone di persone pazzesche e abbiamo Grazia, una guardalinee accanitissima.
Mere e io, in porta, ci dividiamo le partite, Ivan a destra, Fabri libero, Cotta stopper e a sinistra, con il 3 stampato sulla schiena, impazza Andrea, corsa scomposta ma fiato da vendere, eredità dell’atletica che aveva praticato anni prima. Gli anni della SoTeL consolidano il mio rapporto con Andrea e altri della squadra.
L’Arci Festa cresce e diventa un appuntamento fisso dell’estate cremonese; inseriamo la pizzeria e abbandono la cucina per dilettarmi nella stesura e cottura delle pizze. Con me ci sono, tra gli altri, Andrea e Grazia. Li ho sempre visti e vissuti come un’entità unica: se c’era lui, c’era lei. Abbiamo condiviso tantissimi momenti, serate, bevute. Diventiamo grandi e lavoro e abitudini cambiano il tempo libero a disposizione. Ci si vede meno, ma l’Arci Festa rimane comunque un appuntamento fisso. Ed è nei giorni prima dell’inizio della Festa che Andrea sta male. Rivederlo qualche tempo dopo è una gioia enorme, ma non durerà molto. Le condizioni di Andrea si aggravano, il suo corpo soffre. Il 25 giugno 2011 Sara e io ci saremmo sposati; il 7 giugno portiamo la nostra partecipazione in ospedale ad Andrea e Grazia, consapevoli che non sarebbe potuto venire, ma vederlo tenere in mano il 45 giri che gli avevamo appena dato ci ha riempito di gioia.
Il 9 giugno Andrea è andato, lasciando un vuoto enorme.
Un vuoto che abbiamo riempito dal 2012 ricordandolo nei mondi di cui faceva parte: il calcetto, la musica, i fumetti, il teatro, le foto. E ogni anno gli lanciamo delle lanterne per dirgli che non ci siamo dimenticati di quel sorriso ampio marcato da due palettone.
Ciao Fents.