Nulla al mondo surclasserà mai l’importanza che per me hanno le cose stese…
Cioè, alt, fondamentale è tutta la procedura, che inizia dallo smistamento dei panni, dai colorati, ai bianchi, ai grigi, ai beige che di solito vanno con i bianchi perché non ho mai abbastanza bianchi da lavare. La stessa importanza la ricopre la cesta per il bucato cui la biancheria viene portata allo stendino, che sia il verticale in casa, l’orizzontale da calorifero o la terrazza sul Torrazzo. La cesta dev’essere bianca, senza se e senza ma, dev’essere bianca perché le cose pulite è giusto che si posino nella cesta bianca, candida, con quel sentore di pulito come la biancheria quando, calda, esce dalla lavatrice. A differenza di molti, non ho mai perso un calzino, la mia lavatrice non li ha mai mangiati. Almeno finora. Certo, dell’arte del calzino spaiato sono una professionista, ma vivendo con due gatti capita spesso che questi me li fottano per piacere personale, per sollazzo felino, perché amano dormire nel cassetto delle calze, perché sono gatti e, ahimè, incomprensibili. La cesta bianca quindi, primo punto fondamentale. Altro punto fondamentale sono le mollette, rigorosamente adagiate nel cestino piccolo, che si allunga o si accorcia perché dotato di propria fattezza ingegneristica, che ha un gancio da appendere. Ma la cosa super più importante è l’ordine con cui il bucato viene steso. Ovvero, senza spazi tra l’uno e l’altro capo di abbigliamento, se non quelli necessari per la respirazione dello stesso. Senza accavallamenti. In ordine di grandezza e componenza. Le calze vicino ai compagni, le mutande con le loro amiche, magliette, canottiere, pantaloni, abiti ecc. Vi sarete accorti che io non stiro: quindi le canottiere, maglie, magliette, maglioni, pantaloni, vengono stesi in modo che risultino meno stropicciati possibili: le maglie, magliette, maglioni, per le ascelle, una molletta ad ascella, le canottiere per la parte in fondo o per le spallette, i pantaloni per l’orlo, due mollette a gamba. Se stendo in casa sullo stendino a tre piani verticale, le regole sono ben diverse perché qui le mollette non si usano: un capo ogni due stanghette, se la prassi di oggi è quella, è quella per tutta la stesura. Non sono nazista, potrei aver poca roba e decidere di stendere un capo ogni quattro stanghette, oppure decidere per la maggior parte della stesura di utilizzare la regola di due stanghette e mettere invece il capo prescelto, che di solito è un pantalone, o un abito, su tutte le sei stanghette del piano di sua appartenenza. Lo stendino piccolo orizzontale da calorifero, al quale competono mutande e calzini, avrà l’accompagnamento delle mollette e su ogni riga tendenzialmente metterò lo stesso numero di capi, purché questa risulti completa. Se invece uso la terrazza, be’, la fila sul filo dev’essere completa, direte voi? Non sempre, non sempre, a volte decido di utilizzare due file vicine, mettendo i capi fino a metà di entrambe le file, così, in base all’umore del giorno, oppure per file complete, o file incomplete ma purché l’incompletezza sia parallela. Amen!