Andrea Cisi racconta, attraverso le sue Cronache dalla Ditta, un anno passato tra le mura di una piccola azienda metalmeccanica dove si intrecciano le vite dei colleghi di sempre e delle comete precarie che sfrecciano veloci, lasciando solo una scia del loro passaggio in qualche aneddoto che verrà ricordato, da chi rimane, per rallegrare i rari momenti di pausa. Una fotografia nuda e cruda della condizione psicologica dei trentenni di oggi, magari con solide basi culturali, costretti dalle scadenze economiche a lavori umili e alienanti. Racconta della monotonia di giornate che volano veloci al punto da non rendersi conto del trascorrere del tempo se non lanciando un’occhiata fugace al calendario, che ogni volta segna un mese diverso, ma allo stesso tempo scorrono inesorabilmente lente, come una condanna: «Guardi l’ora son le 8:23, dopo sei ore la riguardi son quasi le 8:24. Micidiale».
Racconta della continua ricerca di un lavoro migliore. Racconta di proposte a “prospettiva zero” per le quali non rinuncerai mai al posto fisso, quello che a malapena ti permette di affittare un appartamentino per viverci con il gatto e la pupina, però è fisso.
I personaggi del romanzo sono quelli che si incontrano realmente in ogni azienda a conduzione familiare: ci sono il padrone, il “lecchino”, il ragazzino ingenuo, l’operaio “sgamato”, il burbero, la bonazza, insomma c’è il classico teatrino delle piccole aziende italiane, ma con quel pizzico di caratterizzazione in più che rende i personaggi di Cisi delle figure uniche, delle quali è impossibile non innamorarsi a prima vista. Chi ha già lavorato in una realtà simile non farà certo fatica a identificare nei propri colleghi figure molto simili a quelle presenti nel romanzo.
In aggiunta, nei rari momenti di relax del protagonista, quei momenti in cui si potrebbero tirare le somme di un’esistenza anonima, piomba come un missile la presenza spassosa del gatto maschio parlante Fulvia, dalle battute a tratti sorprendenti, al punto che il lettore potrebbe ritrovarsi a ridere ad alta voce.
Nonostante Cronache dalla Ditta sia un romanzo triste, sono sempre presenti un livello di ironia e una freschezza nei dialoghi che mantengono vivo l’interesse nel portarlo a termine.
Pur rientrando nella categoria dei libri leggeri, scorrevoli e veloci, si tratta forse del libro più “impegnato”, per l’argomento trattato, tra quelli finora pubblicati da Cisi, realizzato con un ottimo mix di comicità e malinconia. Non c’è dubbio che il ragazzo stia crescendo dal punto di vista letterario. Una piacevole lettura, sicuramente consigliata nei momenti di relax.
Chi ha letto le sue precedenti opere non può sicuramente perderlo.