Zone umide è un bel libro. Non diventerà mai un classico della letteratura (visti anche gli argomenti trattati), ma se in poco tempo dalla data di pubblicazione è diventato un cult tra le ragazze tedesche con oltre un milione di copie vendute in pochi mesi e, una volta tradotto, è diventato il primo romanzo tedesco a giungere in cima alle vendite globali di Amazon, un motivo ci deve pur essere.
E il motivo è che il libro è scritto bene, con un linguaggio che punta dritto allo scopo, senza troppe divagazioni e con una storia che, per quanto leggera, vi incollerà alle pagine del libro per vedere che cosa succede dopo. Il volume è stato definito «un’epopea erotica alla scoperta di tutti i segreti della sessualità femminile», e così è, a volte disgustoso ai limiti dell’osceno, altre volte ironico, ma mai noioso.
La protagonista (Helen Memel, una ragazza diciottenne tutt’altro che ingenua) procede alla scoperta del proprio corpo analizzandone i particolari più disgustosi. Le sensazioni, i sapori e gli odori vengono esaminati senza pudori, con un autocompiacimento e un linguaggio che farebbe arrossire qualsiasi uomo. Nella propria vita Helen sperimenta il godimento più estremo con ogni mezzo, riuscendo a raggiungere una notevole consapevolezza sessuale di sé, considerando il sesso come uno strumento per crescere ed entrare in relazione col mondo.
Finito il libro viene da chiedersi quanto di autobiografico ci sia in esso, ma Zone umide non è solo un romanzo erotico (anzi, a voler ben vedere, nonostante si parli esplicitamente di sesso, di erotico c’è ben poco): Zone umide è soprattutto una bella storia d’amore e di solitudine.
Consigliato assolutamente.